La Chiesa di Sant'Antonio Abate

04.01.2017

La chiesa di Sant'Antonio Abate è un importante esempio di architettura gotica che, fino al terremoto dello scorso 30 ottobre 2016, conservava integra la sua struttura trecentesca con il grande portale di epoca rinascimentale.
 Nel tempo la chiesa era già stata oggetto di numerosi rifacimenti relativi alla facciata, al pavimento cinquecentesco in pietra e ai due altari laterali di gusto barocco.

Le pareti che correvano lungo la navata presentavano alcune tracce di quella che probabilmente doveva essere una decorazione ad affresco risalente al XV secolo.
Si trattava di immagini votive: il Crocifisso con un santo francescano sul primo pilastro, la Madonna col Bambino e una santa con le mani incrociate sul petto, realizzati probabilmente attorno al secondo decennio del Cinquecento da uno degli Sparapane (pittori locali).

La prima campata era occupata da un' Adorazione affrescata verosimilmente da Giacomo di Giovannofrio, anch'esso pittore nursino. Seguivano poi una serie di sedili in pietra e, sempre nella parete destra, era collocato l'altare di Sant'Antonio Abate che ospitava una Vergine in trono del XV secolo in legno dorato.

Nell'altare di sinistra vi era un tela con la Madonna del Suffragio, ex-voto del 1586, come informava la relativa iscrizione.
 Il terzo altare dello stesso lato ospitava la Madonna del Rosario, tela dipinta nel XIX secolo dal sacerdote Carlo Patrizi.

Nel secondo altare di sinistra, vi era inoltre una statua lignea di S. Rocco del XVII secolo di notevoli dimensioni.
 All'interno di una nicchia, nella parete di fondo sovrastante l'altare, si trovava invece la statua lignea di Sant' Antonio Abate, la sola opera superstite messa in salvo a seguito del terremoto.

Il santo è rappresentato nell'atto di benedire, mentre regge nella mano sinistra un libro.
 Il volto è espressivo e realistico, con una folta barba che si allunga fino al petto.
 Interessante è la veste che cade a pieghe verticali fino ai piedi ed è stretta all'altezza del busto da una sottile cinghia.
 Le grinze piene e abbondanti dei panneggi, insieme alla singolare posa del santo, dichiarano una certa vicinanza alla statua di San Procolo in Avendita di Cascia che, verosimilmente, fu il modello d'ispirazione per quest'opera.
 Il Santo di Frascaro risale al XVI secolo e probabilmente, è frutto di stessa mano o bottega, il Sant'Agostino in trono, conservato nella prima nicchia a destra della stessa chiesa.
 I due santi sono alquanto vicini nella posa, nella resa anatomica non perfettamente naturalistica e nel modo di panneggiare le vesti che, con quel ductus arrovellato e ondeggiante, rimanda all'operato della pressoché sconosciuta dinastia Iucciaroni, attiva tra la fine del Quattrocento e inizi Cinquecento.
 Si tratta di una grande famiglia con importanti commissioni d'arte lignea e pittorica, visibili su tutto il territorio nursino. 

Monica Paggetta

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